Il degrado del verde pubblico a Perugia? Non può essere risolto

Con provvedimenti che non hanno nessuna possibilità di migliorarlo

Il degrado del verde pubblico a Perugia? Non può essere risolto

da Giampiero Tamburi (Coordinatore Perugia: Social City)
PERUGIA – Per chi vuol sentire la verità, senza pennellate politiche di destra o di sinistra, è questa. Il parco della Pescaia, così i giardini del Frontone; l’area verde di Santa Giuliana; il vallone Sant’Anna; il parco Rimbocchi; il parco Chico Mendez; il parco Pian di Massiano; il Parco Sant’Angelo; il parco di Montegrillo, il parco di Lacugnano e altri spazi verdi di Ponte San Giovanni e delle zone limitrofe del nostro comune, tanto per citarne alcuni tra i maggiori, soffrono della stessa malattia: degrado ed incuria. Ne leggiamo quotidianamente le cattive cronache su tutti i quotidiani locali.

Insistere nel voler, a tutti i costi, attuare questa politica perdente nei confronti del verde pubblico, significa non voler rendersi conto di ciò che sta succedendo e come, questo aspetto culturale importante per la socializzazione tra i cittadini, venga di fatto abbandonato a se stesso in un deterioramento dal quale non si potrà mai più tornare indietro.

La desertificazione che si lamenta non è tanto per il verde che scompare ma per il degrado che piano piano, ma in maniera irreversibile, si sta trasformando, con il passare del tempo, in strutture fatiscenti che danno solo l’immagine di quello che potevano essere in tempi passati le quali, molto spesso, diventano terra di confine per commettere crimini intollerabili sulla gente o mercato per consumo e spaccio di droga, quando non sono dormitori per chi è senza dimora e per soggetti invisibili alle Forse dell’Ordine.

I nostri amministratori, consapevoli di tutto questo degrado, hanno pensato di fermarlo riprendendo una strada che la Giunta precedente aveva iniziato a percorrere proponendo ed approvando il progetto “Adotta il Verde” che, all’evidenza dei fatti sta completamente fallendo. Come pure irrilevante è stato e tutt’ora si persevera in questo errore, nelle pieghe della “Giornata Mondiale della Terra”, attribuire alle Associazioni cittadine la cura dei medesimi parchi senza, tra l’altro, garantire una copertura finanziaria adeguata.

In effetti, in questi termini, le cose sono restate come prima, se non peggiorate. Nulla è cambiato se non il fatto che le Associazioni affidatarie che hanno firmato si adoperano, per tenere alto il tono della cosa, ad organizzare incontri e manifestazioni ludo-ricreative pur essendo coscienti che non è questo il modo di ridare una dignità perduta. In nome della collaborazione, per dimostrare che veramente le sorti dei nostri spazi verdi stanno a cuore, ogni tanto si prendono scopa e paletta e vanno a ripulire la sozzeria che gente incivile lascia al suo passaggio. Ma tutto qui! E il verde nonché le strutture e gli arredi che contengono, continuano ad invecchiare e ad essere terra della malavita.

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