Sarah Bistocchi, capogruppo Pd, chiede per il Centrosinistra, cittadinanza Liliana Segre |?


Sarah Bistocchi, Pd per Centrosinistra, chiede cittadinanza Liliana Segre |LIVE

«Proprio oggi, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, i gruppi consiliari di centrosinistra del Comune di Perugia chiedono il conferimento della cittadinanza onoraria per Liliana Segre». Lo ha comunicato in consiglio comunale la capogruppo del Pd, Sarah Bistocchi spiegando le ragioni della mozione.

«Un gesto – spiega la Bistocchi – si una violenza perpetrata ai danni di una donna. Non una donna qualsiasi, è una sopravvissuta all’Olocausto, al campo di concentramento di Auschwitz Birkenau, è senatrice a vita già dall’anno scorso».

Sarah Bistocchi ricorda che Liliana Segre si è distinta in parlamento, e non solo, per il suo impegno e la lotta a tutte le forme di discriminazioni.

« Purtroppo – aggiunge – questo suo impegno meritorio le ha valso una scorta con un provvedimento di tutela perché la senatrice Segre, come se non bastasse già tutto ciò che ha vissuto, è fatta oggetto di insulti, minacce e messaggi di odio e intolleranza e razzismo che riceve ogni giorno sui social media e sul web».

Liliana Segre riceva circa 200 messaggi di odio online ogni giorno.

Sarah Bistocchi crede che il comune di Perugia possa fare la sua parte come già fanno in altri comuni d’Italia e dell’Umbria che hanno già conferito la cittadinanza onoraria a Liliana Segre.

«Penso che questo sia un gesto dovuto – afferma – da parte del comune di Perugia – perché, che lo si voglia o no, Segre è diventata il simbolo di un impianto valoriale che è lo stesso che connota la città di Perugia che da sempre si è contraddistinta per pace, antifascismo e accoglienza. Speriamo che la mozione venga accettata da tutti all’unanimità»


Sarah Bistocchi crede che il comune di Perugia possa fare la sua parte come già fanno in altri comuni d’Italia e dell’Umbria che hanno già conferito la cittadinanza onoraria a Liliana Segre.

«Penso che questo sia un gesto dovuto – afferma – da parte del comune di Perugia – perché, che lo si voglia o no, Segre è diventata il simbolo di un impianto valoriale che è lo stesso che connota la città di Perugia che da sempre si è contraddistinta per pace, antifascismo e accoglienza. Speriamo che la mozione venga accettata da tutti all’unanimità»

“È nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne – spiega la capogruppo del Pd Sarah Bistocchi – che i gruppi consiliari di centro sinistra a Palazzo dei Priori Partito Democratico, Idee Persone Perugia e Giuliano Giubilei presentano una mozione per chiedere il conferimento della cittadinanza onoraria a Liliana Segre.”

Sopravvissuta all’Olocausto, nominata senatrice a vita nel 2018 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Segre si è distinta per il suo impegno nella lotta alle discriminazioni di tutti i tipi. Ed è proprio il suo impegno sociale e culturale ad averle valso la scorta, un provvedimento di tutela che si è reso necessario poiché la senatrice a vita è diventata purtroppo bersaglio sul web e non solo di insulti, minacce, messaggi di odio e intolleranza per le sue origini e il suo impegno.

Molti Comuni italiani e umbri hanno già conferito o sono in procinto di conferire la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, un gesto foriero di un messaggio universale: il netto ripudio delle Leggi razziali e dei crimini nazifascisti e la forte denuncia dei messaggi di odio e violenza di cui la senatrice è tuttora oggetto sul web.

“Crediamo che anche il Comune di Perugia –conclude la capogruppo del Pd –  debba dare il suo contributo conferendo alla senatrice a vita la cittadinanza onoraria: Liliana Segre è diventata emblema di quell’impianto valoriale e bagaglio culturale che è lo stesso su cui sta in piedi e cammina la città di Perugia, nel cui dna pulsa accoglienza, pace e antifascismo.”

Di seguito la mozione:

“Premesso che:

Quando Liliana Segre, il 30 gennaio 1944, fu deportata presso il campo di concentramento di Auschwitz Birkenau in Polonia, a seguito delle Leggi razziali promulgate in Italia nel 1938 dal regime fascista, aveva 13 anni. Raggiunse il campo di sterminio dopo sette giorni di viaggio e fu subito separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto il successivo 27 aprile dello stesso anno. Anche i nonni paterni furono arrestati a Inverigo, in provincia di Como, il 18 maggio 1944, e deportati anch’essi dopo qualche settimana ad Auschwitz, dove vennero uccisi al loro arrivo, il 30 giugno 1944. Alla selezione, Liliana Segre ricevette il numero di matricola 75190, che le venne tatuato sull’avambraccio. Fu posta per circa un anno ai lavori forzati presso la fabbrica di munizioni Union. Durante la sua prigionia subì altre tre selezioni. Alla fine del gennaio del 1945, dopo l’evacuazione del campo, affrontò la marcia della morte verso la Germania. Venne liberata dell’Armata Rossa il 1 maggio 1945 mentre si trovava nel campo di Malchow, un sottocampo del campo di concentramento di Ravensbrück. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz, Liliana Segre fu tra i 25 sopravvissuti.

Considerato che:

Il 19 gennaio 2018, nell’ottantesimo anniversario della promulgazione delle Leggi razziali, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha nominato Liliana Segre senatrice a vita.

A 75 anni dalla sua deportazione, in seguito agli insulti e alle minacce via web e allo striscione di Forza Nuova esposto nel corso di un appuntamento pubblico cui partecipava a Milano, il prefetto Renato Saccone ha deciso di assegnarle la scorta. Il provvedimento della tutela segue le polemiche legate all’istituzione della commissione “Segre”, la commissione straordinaria che si occuperà del contrasto all’intolleranza, al razzismo, all’antisemitismo e all’istigazione all’odio e alla violenza che ha ottenuto il via libera in Senato tra il silenzio e l’astensione del centro destra. Liliana Segre è tuttora oggetto di messaggi quotidiani di odio e violenza sul web e non solo, dettati dalle sue origini e dal suo impegno per la lotta alle discriminazioni di tutti i tipi. Si contano oltre 200 messaggi di odio online che la senatrice riceve quotidianamente.

Ritenuto che:

Molti Comuni italiani hanno conferito o sono in procinto di conferire la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, al fine di rimarcare il netto ripudio delle Leggi razziali e dei crimini antifascisti di cui fu vittima, nonchè la forte denuncia degli insulti e dei messaggi di odio e violenza di cui la senatrice a vita è attualmente, ancora, bersaglio. Mozioni presentate nei Comuni di Varese, Mantova, Trapani e Comuni della Provincia, Reggio Calabria, Latina e Comuni della Provincia, Vasto, Pesaro, Fabriano, Arezzo e Comuni della Provincia. Un gesto foriero di un messaggio universale che travalica qualsiasi orientamento politico, come dimostrato dal Comune di Ferrara, a guida leghista. In Umbria, si annoverano il Comune di Terni e quello di Spoleto.

Visto che:

L’articolo 8 comma 2 del competente Statuto del Comune di Perugia disciplina il conferimento della cittadinanza onoraria a personalità italiane o straniere. Si ravvisano qui tutti i requisiti per conferire a Liliana Segre la cittadinanza onoraria, al fine di ribadire la vicinanza e la solidarietà della città di Perugia, da sempre terra di pace, accoglienza e antifascismo, alla senatrice a vita, e con lei a tutte le vittime di discriminazioni razziali, che portano con sé odio, violenza e intolleranza, e che hanno contato nel corso della storia, ancorchè recente, innumerevoli morti.

Si impegna il Sindaco e la Giunta:

Ai sensi e per gli effetti dell’art. 8 comma 2 del competente Statuto comunale, ad attivare la procedura ivi prevista al fine di conferire quanto prima la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre, per la sua persona, la sua storia, e soprattutto il bagaglio valoriale di cui si è fatta emblema, lo stesso impianto culturale su cui sta in piedi e cammina la città di Perugia”.

 

9 Commenti

  1. Benché piena di valori e buoni propositi mi domando l’inerenza di questo intervento (lotta all’odio razziale) rispetto al tema del giorno (lotta alla violenza contro le donne)il quale, tra l’altro, si presenta di pari elevatissimo valore e significato simbolico.
    Sarà l’impressione e magari mi sbaglio, ma questa recita è sembrata tanto un modo per travalicare il discorso e creare un ponte con le stupidità afferenti ad altri comuni e fenomeni nazionali, guidati (a loro modo) da una politica altrettanto becera e scadente, al solo fine di affermare una forma di superiorità intrinseca della sinistra e creare disallineamenti anche a livello locale.
    In un giorno come questo, credo che i valori dovrebbero essere semplicemente accettati, condivisi, senza ulteriori strumentalizzazioni o commenti fuorvianti.
    Quanto sarebbe stato intellettualmente più onesto dire “ci uniamo al messaggio di questo giorno?” o invocare il ricordo di una delle vittime in Umbria tra le tante che ci sono state?Se qualcuno avesse usato le mie stesse parole con altrettanta educazione per far notare la discordanza rispetto al tema, sarebbe stato antidemocratico, di destra, grillino o realista?
    la sinistra italiana proprio non la riconosco…e quella di Perugia non sembra fare eccezione!

  2. Mi scusi, ma nonostante l’educazione e il linguaggio decoroso da Lei utilizzato, stento a trovare la sua critica altrettanto lucida e obiettiva. Il caso della senatrice Segre, pur non essendo una questione specificamente umbra o perugina, tocca i temi e riguarda i valori che una giornata quale quella contro la violenza sulle donne intende promulgare: il rifiuto contro ogni discriminazione e forma di violenza di genere, valori unanimemente condivisibili e fondanti la democrazia a prescindere dal colore politico e dalla naturale alternanza al governo. Il fatto che nel caso specifico della senatrice Segre esista anche il problema dell’odio razziale dovrebbe essere considerato un fattore aggravante e non un elemento per giudicare la questione fuori tema e non pertinente. Il fatto di essere perugini o umbri, non dovrebbe essere strumentalizzato (stavolta sì) per educare la cittadinanza a provare empatia e umanità solo verso chi è più vicino territorialmente perché ciò garantisce una possibilità di identificazione più semplice. Infine, da psicologa, le confesso che trovo molto sospetto in genere lo scagliarsi contro una presunta superiorità morale di altri che non l’hanno mai pretesa né sottolineata apertamente. Essa è come l’invidia, ovvero tendenzialmente più nell’occhio di chi guarda. La responsabilità di un eventuale senso di inferiorità morale, personale o partitico, è di colui/ coloro che ne sono portatori e sarebbe buona regola non proiettarsi all’esterno.

  3. Mi scusi, ma nonostante l’educazione e il linguaggio decoroso da Lei utilizzato, stento a trovare la sua critica altrettanto lucida e obiettiva. Il caso della senatrice Segre, pur non essendo una questione specificamente umbra o perugina, tocca i temi e riguarda i valori che una giornata quale quella contro la violenza sulle donne intende promulgare: il rifiuto contro ogni discriminazione e forma di violenza di genere, valori unanimemente condivisibili e fondanti la democrazia a prescindere dal colore politico e dalla naturale alternanza al governo. Il fatto che nel caso specifico della senatrice Segre esista anche il problema dell’odio razziale dovrebbe essere considerato un fattore aggravante e non un elemento per giudicare la questione fuori tema e non pertinente. Il fatto di essere perugini o umbri, non dovrebbe essere strumentalizzato (stavolta sì) per educare la cittadinanza a provare empatia e umanità solo verso chi è più vicino territorialmente perché ciò garantisce una possibilità di identificazione più semplice. Infine, da psicologa, le confesso che trovo molto sospetto in genere lo scagliarsi contro una presunta superiorità morale di altri che non l’hanno mai pretesa né sottolineata apertamente. Essa è come l’invidia, ovvero tendenzialmente più nell’occhio di chi guarda. La responsabilità di un eventuale senso di inferiorità morale, personale o partitico, è di colui/ coloro che ne sono portatori e sarebbe buona regola non proiettarli all’esterno.

  4. Inviare il messaggio “noi siamo contro tutti i tipi di violenze e discriminazioni” accompagnato da un “spero che tutti approvino la mozione” quando si parla di un tema specifico differente, ritengo sia il modo più sottile di far retorica e creare discussioni dicendo “noi siamo migliori perché andiamo oltre quello che state dicendo voi oggi”. Mi domando, era necessario?vogliamo veramente dire che non è così?
    Se si parla di valori condivisi nel tema del giorno, perché allora tirare fuori questioni legate all’odio razziale (perchè il caso Segre – allo stato – è legato a questo, oltre che alle uscite dei partiti nazionali di opposizione al suo) lanciando la sfida di un voto?Possibile che non si poteva dire altro di più inerenti e meno sfidante?
    Concludo questo “scambio di visioni” in rete, rappresentando che dato che comunque “LEI” è psicologa e mi ha fatto un’accurata diagnosi on line degna del miglior patologo del settore (che sicuramente non avrebbe mai usato parole differenti) con la mia più totale razionalità e lucidità le posso dire che la mia non è invidia o superiorità ma delusione; delusione per i contenuti dei messaggi che vengono lanciati. Se questa è la sinistra oggi, a Perugia come al governo, posso solo prenderne atto e attendere il prossimo meneur. Per il resto, ahimè, hanno già parlato i risultati elettorali.
    Cordialità

    • Delusione per un contenuto che riguarda palesemente l’invito contro l’odio razziale e di genere? Perché questo è l’unico invito manifestato nel corso dell’intervento della consigliera. Tutto resto ce lo vede Lei, mi pare. E questa sì che è una strategia retorica per distogliere dai contenuti reali e portare tutto al livello di una scaramuccia condominiale tra rivali di partito locali. Ciao

  5. Appunti si avvii, lei, le sue offese gratuite a caccia di fantasmi e la sua pochezza di contenuti. Nel luogo troverà conforto!

  6. Ti dico solo l’ultima cosa: guarda che è evidente che sei un commentatore/comunicatore di professione, una specie di Luca Morisi delle piccole testate umbre e non un cittadino qualunque che esprime le sue opinioni. Questa è la mia ultima risposta ovviamente. Mettici coscienza in quello che fai. Adieu.

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