Economia Umbria 2024, segni di debolezza ma crescita nel turismo
L’economia dell’Umbria ha mostrato segni di debolezza nella prima parte del 2024. Secondo il rapporto trimestrale della Banca d’Italia, l’indicatore dell’economia regionale (ITER) ha registrato una crescita dello 0,2% rispetto allo stesso periodo del 2023, inferiore a quella nazionale che si è attestata a 0,4%. L’indicatore Regio-coin, che misura l’evoluzione delle principali componenti economiche, è rimasto negativo, confermando un andamento congiunturale in peggioramento dal 2023.
Le difficoltà economiche si sono riflettute anche sul tessuto imprenditoriale regionale, con un incremento delle cessazioni delle imprese che ha superato quello delle nuove iscrizioni, una situazione diversa rispetto al trend nazionale, dove il numero delle iscrizioni è stato maggiore. Il settore industriale ha registrato un deterioramento del clima di fiducia, con un calo del fatturato dovuto principalmente alla bassa domanda interna. Tuttavia, le esportazioni hanno visto una crescita del 6,8%, nonostante una flessione delle vendite verso la Germania, che resta uno dei principali mercati di sbocco delle merci umbre.
La debolezza economica e i tassi di interesse elevati hanno influito negativamente sugli investimenti, con una prudenza crescente nelle prospettive per il prossimo anno. Nel comparto edilizio, nonostante il ridimensionamento degli incentivi privati, gli investimenti pubblici, soprattutto quelli finanziati dal PNRR, e le iniziative di ricostruzione post-terremoto hanno continuato a sostenere la crescita. Le ore lavorate sono aumentate del 10,8%, con un incremento omogeneo nelle due province umbre, registrando un risultato ben al di sopra della media nazionale.
Il settore terziario ha mostrato andamenti positivi, grazie al forte supporto del turismo. Nel 2024, i flussi turistici hanno raggiunto nuovi record, con un aumento delle presenze del 4,4% rispetto ai primi nove mesi del 2023 e del 17,5% rispetto alla media del triennio pre-pandemico, un risultato che si discosta significativamente dai dati nazionali (rispettivamente 0,1% e 3,4%).
La redditività delle imprese è rimasta complessivamente soddisfacente, ma ha mostrato segnali di indebolimento. Le disponibilità liquide sono cresciute, mentre i prestiti al settore produttivo sono diminuiti del 2,5% ad agosto 2024, a causa dei tassi di interesse elevati, delle condizioni di offerta restrittive e di una domanda debole per investimenti. La qualità del credito è peggiorata, con un tasso di deterioramento dei prestiti che ha raggiunto l’1,6% a giugno, un dato superiore alla media nazionale, ma comunque contenuto rispetto al passato. L’aumento ha riguardato in particolare il settore manifatturiero.
L’occupazione ha continuato a crescere, con un incremento dell’1,2% rispetto al 2023, concentrato principalmente tra i lavoratori autonomi (7,1%). Tuttavia, nel settore privato le attivazioni di contratti a tempo indeterminato sono diminuite, con un calo significativo tra i giovani e nelle piccole imprese. La partecipazione al mercato del lavoro è rimasta alta, al 70,9%, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 5,5%, grazie alla riduzione del numero di disoccupati (-15%). Nonostante ciò, le richieste di Cassa integrazione e di indennità di disoccupazione sono aumentate in alcune aree del settore manifatturiero.
I buoni risultati sull’occupazione e la stabilizzazione dell’inflazione hanno contribuito a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, che è aumentato del 3,2% nei primi sei mesi dell’anno. Tuttavia, l’incremento dei consumi è stato modesto (0,6%), nonostante il ricorso alle forme di credito sia rimasto elevato. Le famiglie hanno continuato a preferire gli investimenti in titoli, mentre i depositi bancari sono ulteriormente diminuiti.
In sintesi, l’economia dell’Umbria si trova in un momento di transizione, con segnali positivi nel turismo e nell’edilizia, ma anche con difficoltà nei settori industriale e produttivo, dove persistono incertezze dovute ai tassi di interesse e a una domanda interna debole.
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