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Apertura del Giubileo a Perugia: l’omelia dell’arcivescovo Ivan Maffeis in Cattedrale
Apertura Giubileo a Perugia – Il Giubileo 2024 è stato ufficialmente inaugurato oggi a Perugia con la celebrazione in Cattedrale, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis, che ha pronunciato un’omelia ricca di significato e di invito alla speranza. In continuità con il messaggio natalizio di Papa Francesco, la Chiesa locale ha iniziato il nuovo Anno Santo, fondato sulla speranza, come filo conduttore che deve attraversare la vita di ogni fedele, rendendolo testimone di speranza là dove questa sembra essersi smarrita.
L’arcivescovo Maffeis ha richiamato l’importanza di ascoltare la realtà quotidiana delle persone, in un cammino che parte dalla piazza, luogo simbolico della città, per arrivare alla Cattedrale. È qui che la speranza ha trovato voce in diverse testimonianze: un giovane studente lavoratore, la responsabile dell’Hospice, il direttore della Caritas e la sindaca della città, tutte figure che, con i loro vissuti e le loro esperienze, hanno dato un volto a una speranza che nasce dalla concretezza del vivere quotidiano.
“L’ascolto”, ha sottolineato Maffeis, “è un atto di disponibilità a lasciarsi interrogare dalla vita delle persone, un invito a non dimenticare il nostro compito di credenti”. L’arcivescovo ha poi ricordato che ogni cristiano, proprio come i pastori che si recarono a Betlemme, è chiamato a bussare alla porta della speranza, entrandovi con umiltà, riconoscendo se stesso come mendicante di quella stessa speranza che, seppur scossa, non è mai completamente perduta.
La speranza cristiana, ha spiegato Maffeis, trova la sua pienezza nella figura di Gesù: il Bambino di Betlemme, il Crocifisso e il Risorto. Lui è la risposta alle attese più profonde del cuore umano, quella speranza che non solo dà un significato al nostro presente, ma che ci orienta verso il ritorno a casa, verso una vita che trova nella fede il suo senso più autentico. La speranza cristiana è quella promessa che il Signore ha fatto all’umanità, e che si realizza qui e ora, in questo mondo che soffre e geme, ma che non è mai privo di possibilità di riscatto.
In sintonia con le parole di Papa Francesco, l’arcivescovo Maffeis ha esortato i fedeli a non fermarsi di fronte alle mediocrità della vita quotidiana, ma a raccogliere la sfida di cambiamento. Come il Papa stesso ha ricordato, è necessario avere il coraggio di cambiare le cose che non vanno, e sdegnarsi per l’indifferenza di fronte al male. “Siate pellegrini in cerca della verità”, ha aggiunto, un richiamo forte a mettersi in cammino per scoprire il significato profondo delle cose, a partire dal riconoscimento della verità che è nella vita stessa.
Maffeis ha poi invitato a riconoscere i segni concreti di speranza nelle persone che ogni giorno, silenziosamente e con dedizione, lavorano per il bene degli altri. La speranza non si trova solo nei grandi ideali, ma si radica nelle azioni quotidiane che curano le ferite della società. Essa fiorisce dove il desiderio di generare vita e di custodirla nella sua sacralità è forte. Nei gesti di chi aiuta i giovani a non scivolare in atti autodistruttivi, di chi si prende cura dei malati e degli anziani, di chi apre la porta della speranza ai migranti e a chi vive condizioni di disagio.
“La speranza fiorisce dove si creano opportunità per chi ha bisogno”, ha detto Maffeis, facendo riferimento a chi si impegna per aiutare chi vive in solitudine, chi soffre e chi, privato della libertà, cerca una via di riscatto. La speranza fiorisce dove le relazioni, segnate da conflitti o incomprensioni, sono rinnovate dalla forza del perdono. Un messaggio che si riflette nelle parole di Papa Francesco: “Perdonare non cambia il passato, ma può cambiare il futuro, permettendo di vivere senza rancore, livore e vendetta”.
Il Giubileo 2024, in questo senso, si configura come un invito ad aprire il proprio cuore alla speranza, a non chiudersi nelle proprie difficoltà, ma a diventare strumenti di cambiamento e di riconciliazione. La “porta santa” è il simbolo di questa speranza: è una porta che si apre per accogliere ogni persona e ogni realtà che cerca una via di ritorno alla vita, alla dignità e alla pace. “La speranza di vita di tuo fratello” deve trovare casa nel cuore di ognuno, ha concluso Maffeis, richiamando l’impegno di ciascuno a non arrendersi mai, ma a essere testimoni di una speranza che non conosce confini.
L’inizio di questo Anno Santo a Perugia è stato dunque un momento di riflessione profonda per tutta la comunità cristiana, che si prepara a vivere un cammino di fede, di speranza e di testimonianza, seguendo l’esempio di Gesù e accogliendo la sfida di diventare segno di speranza là dove essa sembra essere andata perduta.
Mentre la città di Perugia si prepara ad affrontare un nuovo anno, il messaggio di Maffeis rimane chiaro: la speranza non è solo un ideale, ma una realtà che si costruisce giorno per giorno, con l’impegno concreto e la fiducia in Dio. La porta santa del Giubileo non è solo un simbolo liturgico, ma un invito costante a mettersi in cammino, a essere parte di una Chiesa che sa accogliere, perdonare, curare e donare speranza.
In questo Anno Santo, l’appello di Maffeis ai suoi fedeli è quindi uno dei coraggio e di fiducia: “La speranza di cui il mondo ha bisogno non è quella che si limita ad aspettare, ma quella che si impegna a costruire”. E così, mentre il Giubileo si apre, ogni cristiano è chiamato a diventare una testimonianza vivente di questa speranza che non delude.
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