Un libro alla volta, Veronica Tranfaglia e il suo libro Maritè non morde

Anche le Istituzioni dovrebbero stimolare e rendere autonomo chi ha questi problemi

Un libro alla volta, Veronica Tranfaglia e il suo libro Maritè non morde

ASSISI – Nella cornice dell’Istituto Serafico di Assisi, Centro di Riabilitazione per ragazzi con disabilità plurime, si è tenuta la presentazione di “Maritè non morde”, libro di Veronica Tranfaglia, che racconta la storia di sua figlia Maritè, nata 5 anni fa con la sindrome di Down. E’ attraverso gli occhi della piccola che lei ha imparato a vivere in maniera più viva, profonda e vera. Il libro, infatti, racconta la storia di Maritè fin dalla nascita, il momento esatto in cui la sua famiglia ne ha scoperto la disabilità.

All’incontro hanno partecipato, insieme all’autrice, Francesca Di Maolo, Presidente del Serafico, e la professoressa Maria Chiara Leone. 

“Maritè è arrivata nella mia vita come un ciclone – ha spiegato la Tranfaglia – Non sapevo delle sue condizioni e sono stata molto male all’inizio. Le pagine più difficili da scrivere sono state quelle in cui ho ammesso il pregiudizio nei confronti della sindrome di Down che non conoscevo”. Nel corso della presentazione sono stati approfonditi i temi legati alla creazione di una cultura del rispetto per valorizzare le differenze. “Si ha paura della disabilità perché è qualcosa di ‘diverso’, perché non la si conosce abbastanza” ha spiegato la Presidente Di Maolo, sottolineando come “le fragilità e le diversità di ognuno di noi fanno parte della vita. La paura del diverso si combatte parlandone”.
L’autrice, Veronica Tranfaglia, ha ribadito la “necessità di creare una cultura della diversità non solo nei bambini, ma soprattutto negli adulti, per scardinare il pregiudizio all’interno della società. Anche le Istituzioni dovrebbero stimolare e rendere autonomo chi ha questi problemi, considerandolo un individuo che ha il diritto di crearsi un futuro e una vita piena, senza essere considerato esclusivamente come una ‘persona da assistere'”.
IL LIBRO > Maritè non morde (Aliberti Compagnia Editoriale, pp.140) è la storia di Veronica ed è raccontata con disarmante sincerità e immediatezza. Dalle difficoltà nel doverlo comunicare ai propri cari – il marito, i genitori, gli amici – agli episodi di discriminazione che Maritè subisce nei primi anni della sua vita. Dal conforto, che Veronica ricerca attraverso la terapia o i gruppi di sostegno dei genitori di altri bambini con sindrome di Down, alle difficoltà nel dover spiegare a le sue figlie più grandi il perché la piccola Maritè, nonostante i suoi quattro anni, ancora non parli. E ancora: la terapia riabilitativa che la piccola porta avanti ogni giorno per migliorare le proprie capacità cognitive, i controlli e le cure costanti per scongiurare quelle malattie che, nelle persone in sindrome di down, sono più frequenti. Ogni pagina di Maritè non morde racconta di un piccolo-grande ostacolo che Veronica e sua figlia superano insieme, affrontando le difficoltà quotidiane e trasformando ogni ‘caduta’ in una esperienza dalla quale prendere esempio per rialzarsi.E’ attraverso la penna di Veronica che si imparano a conoscere la purezza d’animo della piccola e la sua forza e i tanti dubbi di una madre che non si sente all’altezza del compito che dovrà portare avanti. Tanti, infatti, sono i timori dell’autrice – “Quando non ci sarò più io, come farà? Chi l’aiuterà?” -, accompagnati da altrettanti momenti di rassegnazione – “Sarà una bimba per sempre la nostra Maritè”- e da un’unica certezza nei confronti della piccola: “La volontà di farla volare”.
L’AUTRICE > Veronica Tranfaglia nasce a Mercato San Severino, in provincia di Salerno, nel 1970. Cresciuta a Napoli, si laurea in Farmacia nella città di Urbino con il massimo dei voti. Diventa nutrizionista e collabora, nella formulazione di cosmetici innovativi, con Promoitalia. Oggi svolge la professione di farmacista, coltivando la passione per l’alimentazione e la cosmologia. “La maggior parte dei fondi, oggi, viene destinato agli studi sulla diagnosi prenatale anziché sulla complessità della sindrome e sulla cura dei suoi principali sintomi”, spiega la Tranfaglia. “Lo studio clinico della reale efficacia di alcuni nutraceutici nel migliorare il deficit cognitivo in sindrome di Down potrebbe sensibilmente migliorare le condizioni di vita di tante persone” conclude.

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