Cottarelli ha da dire qualche cosa, Nuovo Corriere Nazionale del 30 settembre 2018




Fissare il deficit al 2,4 per cento del Pil per i prossimi tre anni significa rendere l’Italia più fragile e più esposta alle oscillazioni dei mercati finanziari. secondo notizie riportate dai media, nelle settimane scorse, le autorità ita- liane avevano discusso con la commissione europea la possibilità di portare il deficit del 2019 all’1,6 per cento del Pil. Ciò avrebbe comportato un miglioramento del bilancio strutturale, ossia al netto del ciclo e di fattori una tantum, rispetto al 2018 di un solo decimale di punto, a fronte dei 7 decimi previsti nella Nota di Aggiorna- mento al Def (Nadef) di un anno fa. Sempre secondo quanto riportato dai media, la Commissione sarebbe stata disposta ad accettare un tale minor aggiustamento, of- frendo all’Italia un ulteriore notevole margine di flessibilità. I mercati finanziari avevano accolto positivamente questo svi- luppo, con un forte calo dello spread ri- spetto ai livelli raggiunti a fine agosto. Fissando il deficit al 2,4% nel 2019, il bilancio strutturale, anziché migliorare di 0,1% rispetto al 2018, peggiora dello 0,7%. La sostanza è dunque che il governo ha rinunciato a quel sia pur minimo miglio- ramento dei conti pubblici che era richiesto e sceglie di peggiorarli in misura consi- stente. La deviazione è ancora più significa- tiva nel medio periodo: secondo la Nadef dello scorso anno, il bilancio pubblico avrebbe raggiunto un sostanziale pareggio nel 2020, in linea con quanto richiesto pe- raltro dall’articolo 81 della nostra Costitu- zione. Il deficit è invece ora previsto rimanere al 2,4 per cento.

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