Droga ed estorsione, operazione White Bridge Polizia contro rete multietnica



Droga ed estorsione, operazione White Bridge Polizia contro rete multietnica

Ci sono anche 3 donne tra le 16 persone arrestate, questa mattina, dalla Squadra mobile di Terni nel corso dell’operazione “White Bridge”. Il gruppo criminale multietnico specializzato in spaccio di sostanze stupefacenti non disdegnava neanche l’estorsione che riservava a chi non riusciva ad onorare i debiti, in particolare quelli derivati dalla cocaina, con violenza vandalismo e danneggiamenti.

Le indagini hanno dimostrato che l’attività illecita fosse l’unica fonte di guadagno degli indagati arrivando a movimentare un giro di affari di migliaia di euro al mese.

Cosa smerciavano

La droga, hashish, marijuana, eroina, cocaina e droghe sintetiche veniva spacciata soprattutto nel centro cittadino, e in particolare nei dintorni del “ponte bianco” da cui prende il nome l’operazione, e nei luoghi di aggregazione giovanile.

Tutti gli indagati di oggi italiani, tunisini, marocchini e un gambiano hanno precedenti penali, sia per reati di droga che per reati contro il patrimonio, come furti e rapine ed estorsione.

Il procuratore Alberto Liguori

«Abbiamo ottenuto – ha detto il procuratore capo di Terni, Alberto LIguori in videoconferenza stampa – 10 misure cautelari in carcere,  3 ai domiciliari, due con divieto di dimora e una con  residenza in altra località».

Dove agivano

Gli spacciatori erano solito operare a Borgo Rivo, una zona definita dal Procuratore, Liguori, ad “alta aggregazione giovanile”. Il gruppo criminale era composto da persone di una età compresa tra i 19 ai 49 anni.  L’indagine White Bridge è stata avviata nell’agosto 2019 comprendendo un arco temporale che è arrivato fino al gennaio 2020. Oltre cento gli acquisti di stupefacenti effettuati in questo lungo periodo, contestando, ha detto il procuratore, “settanta episodi di spaccio”, cui si aggiungono 10 estorsioni, lesioni ed aggressioni.

Perché White Bridge, “Ponte bianco”

La sostanza stupefacente, quindi, veniva spacciata nel centro cittadino, nelle zone, appunto, di Borgo Rivo e di Largo Frankl, presso il “ponte bianco”, da cui il nome dell’operazione. Ma anche in quei luoghi di aggregazione giovanile, conosciuti come tali, e che erano stati presi di mira dagli spacciatori che vendevano droga di ogni tipo: hashish, marijuana, eroina, cocaina e droghe sintetiche, ed era diretta ad ogni tipo di acquirente, di ogni fascia di età.

Le indagini

«Le indagini – è stato detto in conferenza – sono state, quindi, avviate lo scorso anno dalla Squadra Mobile ternana e hanno permesso di smantellare questa rete criminale multietnica che aveva fatto dello spaccio di droga l’unica fonte di guadagno, arrivando a movimentare un giro di affari di migliaia di euro al mese, non disdegnando però, alcuni di loro, l’estorsione, attuata con minacce, aggressioni, atti di vandalismo e danneggiamento, quando le vittime non riuscivano ad onorare i lori debiti, in particolare legati all’acquisto di cocaina».

C’erano anche tre donne

Gli spacciatori, tutti con precedenti penali sia per reati di droga che per reati contro il patrimonio, come furti e rapine, e per estorsione, annoveravano anche tre donne. I membri della banda sono di nazionalità italiana, tunisina, marocchina e gambiana e sono, per la maggior parte, domiciliati a Terni, tranne due che abitano a Cecina, in provincia di Livorno, e uno che si trova a Lodi. Tre di loro sono irregolari in Italia (due marocchini e un tunisino) mentre per l’unico gambiano si sta verificando la sua situazione sul Territorio Nazionale.

Chi ha condotto White Bridge

L’operazione, val bene ricordarlo, è stata effettuata dalla polizia di Stato di Terni – sotto il coordinamento del sostituto procuratore della Repubblica, Camilla Coraggio – in collaborazione con le le Questure di Livorno e di Lodi, il Reparto Prevenzione Crimine “Umbria-Marche”, l’unità cinofila di Nettuno e la Polizia di Frontiera di Fiumicino.
L’attività di indagine, supportata anche dal Servizio Polizia Scientifica e svolta attraverso servizi di osservazione e l’uso di strumenti tecnici, ha consentito di effettuare il sequestro di discreti quantitativi di droga. In particolare, alcuni mesi fa, è stato rinvenuto oltre mezzo chilo di stupefacente nascosta all’interno di un vano contatori in uno stabile in zona Borgo Rivo.

Spaccio anche in quarantena anti Covid

Lo spaccio è proseguito anche in questo periodo di quarantena: lo scorso marzo, uno dei marocchini irregolari era stato denunciato in stato di libertà per detenzione di cocaina ed eroina, dopo essere stato fermato dalla Squadra Volante durante i controlli Covid-19 in centro e durante tutta l’attività di indagine, sono state arrestate e denunciate per spaccio di stupefacenti altre persone.

L’estorsione…

L’attività estorsiva nei confronti delle vittime, in prevalenza i consumatori di cocaina, si concretizzava, non solo nelle minacce, ma anche in vere e proprie aggressioni e atti di vandalismo; è emerso infatti che in un’occasione è stata danneggiata la porta dell’abitazione di un cliente “moroso” con un grosso petardo, mentre in altre, alcuni di questi sono stati obbligati a “cedere” la loro automobile od altri beni a prezzi bassissimi per onorare i debiti contratti con gli spacciatori. Alcuni degli indagati, noti alle Forze dell’Ordine in quanto legati alle frange ultras della Ternana Calcio ed assidui frequentatori dello stadio, erano già stati colpiti da DASPO.

Aggressioni, violenze e “confisca sociale”

«Un comportamento – ha detto il procuratore capo Alberto Liguori – un po’  di stampo mafioso. Si usa questa “gentaglia” che, non solo pressa il tossicodipendente per avere il danaro. Se chi doveva pagare non lo faceva si arrivava alla aggressione fisica e fino ad arrivare alla “confisca sociale” dei beni del debitore, hanno addirittura obbligato il debitore a intestare a loro delle autovetture. C’è stato pure chi ha dovuto cedere il televisore…aggressioni verbali e fisiche anche davanti a mamme e nonne…o aggressioni anche agli anziani. Tutto questo – ha detto ancora il procuratore – pur di recuperare i soldi».

Il capo era R. e a lui faceva “compagnia” la mamma

«A questo “signore” – ha detto anche Liguori – gli faceva “compagnia” la mamma, che custodiva in casa la droga. Ma a dare “una mano” concorreva anche il compagno della madre di R.. R. che accompagna i pusher a Borgo Rivo e nelle altre località affinché vedessero al dettaglio».

Ad un certo punto lo “scisma”

Ad un cerro punto, nella organizzazione criminale, c’è stato lo scisma. «Da questo “zoccolo duro” della organizzazione – riferisce il capo della procura – si è distaccato T.L. per formarne un altro autonomo sempre con l’obiettivo di vendere a Borgo Rivo».

Pm Camilla Coraggio

Spacciavano davvero di tutto, ma una cosa ha colpito in particolare il pm Camilla Coraggio: « – dice – spacciavano droghe sintetiche, tant’è che durante le indagini è stato sequestrato circa mezzo chilo grammo di un sostanza ricavata da un mix di anfetamine e caffeina, utilizzata come sostanza da taglio. Una vera e propria spirale di droga e intimidazioni, questa la condotta del gruppo criminale».

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