La Sanità vista dal paziente, ecco le 10 Linee Guida di Claudio Ricci

Le dieci proposte assumono un carattere “preliminare”, sono un contributo riflessivo e costruttivo

La Sanità vista dal paziente, Claudio Ricci presenta una sintesi in 10 Linee Guida

Da Claudio Ricci (Consigliere Regionale)
PERUGIA – La Regione Umbria, con specifiche comunicazioni dell’Assessore con Delega, sia in Assemblea Legislativa che in III Commissione Consiliare, ha informato sull’avvio delle procedure amministrative e tecnico scientifiche per il nuovo Piano Sanitario Regionale. In assonanza con le attività istituzionali attribuite ai Gruppi Consiliari, in Assemblea Legislativa, è stato promosso un incontro partecipativo, svolto il 30 settembre 2017, a cui hanno partecipato 150 fra medici/operatori nella sanità, sigle sindacali, associazioni correlate ai malati, pazienti, istituzioni e persone “rappresentati” dei gruppi civici umbri.
In una “mozione propositiva”, presentata in Consiglio Regionale, si propongono, come linee guida per il prossimo Piano Sanitario Regionale, i 10 punti sotto riportati (sintesi delle 20 relazioni/comunicazioni svolte dunque l’incontro).
1. Considerando che la sanità “occupa” il 72% delle “entrate accertare”, del bilancio regionale (consultivo 2016), attivare una “ricognizione del bilancio sanitario” per eliminare “sprechi e inefficienze” (valutati, in Italia, al 15%) da reinvestire in sanità. Valutare beni i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza, nei quali l’Umbria risulta al 10^ posto in Italia, dati 2015) come servizi “minimi” da ampliare in “ottimali”.
2. Definite un programma per “dedicare affettivamente” alla prevenzione almeno il 5% delle risorse visto che 1 € in prevenzione ne “produce” 8 in “benefici indotti”.

3. Coordinare, in modo incisivo, tutti gli ambiti del “sistema sanitario” fra cui: Aziende Ospedaliere di Perugia e Terni, USL (Aziende Sanitarie Locali) 1 e 2, Distretti e strutture nel territorio, piccoli ospedali da “specializzare”, Farmacie a cui attribuire ulteriori ruoli/servizi e Medici di famiglia. Bisogna “curare bene” ma non si può curare tutto “vicino alla propria casa o paese/citta” (si entra, per la diagnostica/cura, in un punto del sistema sanitario “locale” si va nei poli di specializzazione, per acuti, e si torna nel territorio/casa per la conclusione del percorso curativo).

4. Il Medico di famiglia (per “l’assistenza primaria”) deve tornare al “centro” del “sistema sanitario” con il ruolo di “filtro” (senza far “impiegare”, ai pazienti, strutture e servizi inutili) e “continuità” nella cura con rinnovati valori di umanizzazione.

5. Negli ultimi 20 anni ci sono stati molti piani, per ridurre i tempi di attesa per visite ed esami, senza “adeguati risultati”: investire di più per ottenere 30 giorni di attesa “in media” e sviluppare sistemi di prenotazione On Line Smart Phone (oggi utilizzati al 5/10%) riorganizzando il CUP (Centro Unificato di Prenotazione) Regionale.

6. Il potenziamento delle “strutture nel territorio”, anche nella modalità di “case della salute”, deve avvenire in modo più incisivo e con “servizi prolungati” (nelle 24 ore).
7. Utilizzare, in modo più incisivo, le tecnologie informatiche (a livello nazionale su 113 Miliardi € del FSN Fondo Sanitario Nazionale si potrebbero, con le tecnologie, risparmiare 4 Miliardi € all’anno) per “raccordare i dati” regionali, analizzare meglio le esigenze delle singole patologie, attivare il FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico) e la logistica (spostamenti automatizzati e personalizzati) di farmaci e materiali. La CRAS (Centrale Regionale Acquisti Sanità) deve passare dall’attuale 57% (bilancio consultivo 2016) siano al 100% di centralizzazione delle gare d’acquisto.

8. Considerando che l’Umbria è ai primi posti nel numero di “anziani” (sono oltre il 26% le persone con più di 65 anni) occorre integrare il Piano Sanitario Regionale con il Piano Sociale ponendo attenzione a: potenziamento della Geriatria (ricerca e azioni sanitarie diffuse), strutture per “lunga degenza” (anche malati cronici), RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali)/Case di Riposo (anche diurne), più assistenza domiciliare (coinvolgendo anche le associazioni) nonché considerare i problemi dei familiari che devono assistere i malati a casa (Cargiver) e la gestione delle “collaboratrici” o collaboratori (dette “badanti”) in famiglia.

9. Impiegare meglio il “sistema privato” (in Umbria è utilizzato solo per il 2% del fatturato) che, senza maggiori costi per i pazienti, può fornire al pubblico prestazioni sanitarie a costi minori evitando la “mobilità passiva” (pazienti “costretti” ad andare fuori Regione o utilizzare i privati non convenzionati con il sistema pubblico). Valorizzare le professionalità mediche già presenti in Umbria e, in generale, fare scelte di merito selezionando per la qualità dei curriculum (così si “attraggono” i pazienti/clienti, verso il sistema sanitario, anche da fuori Regione). Non si possono attivare “specializzazioni particolari” sdoppiando i servizi in più poli.

10. Analizzare, con maggiore attenzione, “problematiche emergenti” quali: la reale attivazione dello sportello malattie rare (3.000 pazienti in Umbria), l’istituzione del garante per il diritto alla salute (correlato con le associazioni dei malati), chiarire l’utilizzo dei cannabinoidi per le terapie anche del dolore, pianificare l’integrazione nei luoghi di cura di persone con culture e religioni differenti.

Tutto questo con l’obiettivo di recuperare un armonico e più collaborativo rapporto di fiducia medico-paziente nonché una cura, materiale e “immateriale”, personalizzata “uno a uno”. Si ritene, in generale, che vi dovrà essere un “potenziamento” ulteriore del rapporto di collaborazione fra Regione e Università degli Studi di Perugia in tutta la “filiera”: ricerca, formazione e aggiornamento professionale, creazione di poli d’eccellenza con valenza internazionale nonché gestione di strutture operative con un più equo equilibrio fra “ospedalieri” e “universitari” (si potrebbe anche proporre un nuovo corso di laurea, triennale e specialistico, in pianificazione e gestione di sistemi e architetture sanitarie). Le dieci proposte assumono un carattere “preliminare”, sono un contributo riflessivo e costruttivo, nonché saranno “rimodulate e specificate” con atti legislativi successivi.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*