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Processo lumaca chiuso dopo 54 anni legali entrati in azione il 6 aprile 1965

elio clero bertoldi

da Elio Clero Bertoldi
PERUGIA – Finalmente! Tutte le parti in causa hanno tirato un sospiro di sollievo, giovedì mattina, nella splendida aula “Gian Paolo Goretti“, ricca di medaglioni coi ritratti affrescati di grandi personaggi, della corte d’appello.
Dopo non dieci, non venti, ma addirittura cinquantaquattro anni – tempo da record anche per la più lumaca delle giustizie – si è concluso un sia pur delicato e complesso processo relativo alla cospicua eredità lasciata dai genitori a due sorelle di Terni.

La parola fine della causa numero 465/15 R.G. é stata apposta – e c’é voluta una conciliazione tra le parti – dal collegio giudicante (Silvio Magrini Alunno, Salvatore Ligori, Paolo Vadalà) e dai difensori della parte attrice (avvocati G.C. Zuccaccia e L. Zingarelli) e della convenuta (avvocato G.P. Ruggero). Se non fosse stato raggiunto l’accordo, l’iter si sarebbe allungato ulteriormente fino alla Cassazione.

I legali erano entrati in azione il 6 aprile 1965, presentando alla cancelleria del tribunale civile di Terni un atto di citazione che aveva per oggetto la divisione di beni caduti in successione.

Pochi giorni prima era morto a Londra un personaggio del calibro di Winston Churchill, giornalista prima di indossare la divisa militare e di diventare politico di livello mondiale, sempre col sigaro tra le labbra e, a New York, era stato ammazzato a colpi di pistola da tre sicari il discusso attivista dei diritti degli afroamericani, Malcom X.

In Italia il governo, quadripartito di centrosinistra (DC, PSI, PSDI, PRI) vedeva alla presidenza Aldo Moro con ministri quali Pietro Nenni, Amintore Fanfani, Giulio Andreotti, Giacomo Mancini, Oronzo Reale, Paolo Emilio Taviani… Alla radio spopolavano Mina, Morandi, Bobby Solo, la tromba di Nini Rosso e dall’Inghilterra si propagava già la fama dei Beatles e dei Rolling Stones. Il sogno di tutti, siamo nell’epoca del “boom”, la Cinquecento o almeno una Lambretta.

Due anni prima, Mary Quant, aveva lanciato la moda, allora rivoluzionaria e causa di scalpore fra i tradizionalisti, della minigonna. Il Perugia calcio, tanto per guardare in casa, era allenato da Domenico Bosi con Boranga (poi medico sportivo ed atleta senior ancora oggi) in porta e con Redegalli e Roffi bomber (7 gol a testa); la Ternana si era affidata a mister Mario Caciagli coi mitici Germano tra i pali e il goleador Sciarretta (poi apprezzato avvocato, autore di 10 reti).

Insomma, non il paleolitico, ma quasi…

La questione giuridica da risolvere appariva, oggettivamente, complicata, spinosa, intricata: si chiedeva, con completa ricostituzione dell’asse, lo scioglimento della comunione di una cospicua eredità, lasciata dal padre, un medico (deceduto sei mesi prima) e successivamente dalla madre (scomparsa meno di un lustro dopo l’avvio dell’iter processuale), a sua volta ereditiera di un alto prelato, alle due figlie.

Cinque sentenze, non definitive, risultano essere state emesse negli anni dal tribunale ternano. Tutte sulla base delle argomentazioni giuridiche proposte dalle parti contrapposte, ma anche fondate sulle conclusioni e determinazioni prospettate da consulenti e periti chiamati ad aiutare a dirimere la tortuosa questione giudiziaria. In ballo il lascito di immobili (abitazioni e terreni) e di preziosi.
Una delle parti, la convenuta, era purtroppo spirata nelle more del procedimento, lasciando ai propri eredi il compito di gestire la causa. Infine l’approdo alla corte d’appello di Perugia, che ha dovuto far ricorso ad un ulteriore consulente. Nell’udienza di giovedì tuttavia, le parti hanno ritenuto utile e conveniente, per tutti, raggiungere e sottoscrivere un accordo definitivo. Game over, stavolta.

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