Lavoro Umbria 2018, CGIL, brusco peggioramento nel terzo trimestre


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Lavoro Umbria 2018, CGIL, brusco peggioramento nel terzo trimestre La Camera del Lavoro di Perugia sottolinea la necessità di una rapida condivisone con CISL e UIL per un percorso di iniziativa territoriale, rispetto al defr dell’Umbria. Valorizzando la posizione nazionale delle OO.SS. rispetto alla finanziaria. Partendo da un’attenta lettura dello stato delle cose.

NEL TERZO TRIMESTRE 2018 PEGGIORA LA CONDIZIONE DEL LAVORO IN UMBRIA SIA NELLA DIMENSIONE QUANTITATIVA CHE QUALITATIVA. L’ISTAT CERTIFICA 6 MILA POSTI DI LAVORO IN MENO RISPETTO AL PRlMO SEMESTRE! IL DATO FINALE DELL’ISTAT, SUL PIL DEL 2017 CONFERMA LO 0% SERVE PER USCIRE DALLA CRISI UNA ANALISI SPIETATA CHE NEL DEFR E’ DIFFICILE RINTRACCIARE!

Nei primi 6 mesi del 2018 si era affermata in Umbria una tendenza positiva sul terreno dell’occupazione con un recupero certificato anche dall’ISTAT e dalla Banca d’ltalia. Noi avevamo sottolineato la persistente scarsa qualità dei rapporti di lavoro, con circa solo il 20% attestato sui contratti a tempo indeterminato.

Ora nel terzo trimestre (con i dati relativi a gennaio-settembre 2018) ci troviamo di fronte ad un brusco peggioramento, sia da un punto di vista quantitativo, che qualitativo.

Questo emerge dai dati aggiornatissimi dell’Osservatorio Nazionale sul Precariato dell’lNPS (relativi appunto al terzo trimestre 2018). Infatti nei primi 9 mesi dell’anno in Umbria, ci troviamo di fronte ad un totale di 66.763 attivazioni ed a 57.602 cessazioni (con una differenza positiva di 9.161 unità). Sembrerebbe di per sé un dato positivo, ma se lo confrontiamo con i dati dei primi 6 mesi ,vediamo che c’è una diminuzione della differenza tra contratti attivati e contratti cessati (al|ora a giugno eravamo a +10.437) e quindi il “trend” e in evidente discesa. Non solo.

In questi giorni l’ISTAT relativamente al terzo trimestre 2018 ha registrato un pesante peggioramento anche sul dato relativo alla quantità degli occupati. Infatti gli occupati in Umbria passano dai 358 mila del secondo semestre 2018 ai 351 mila del terzo trimestre (quindi con un meno 7 mila). Diminuiscono anche i disoccupati che scendono da 35 mila a 30 mila, ma con il dato significativo e al tempo stesso preoccupante dell’aumento degli inattivi che addirittura aumentano di 14 mila unità passando dai 374 mila del secondo trimestre 2018 in attuali 386 mila. Da sottolineare inoltre che gli inattivi erano 370 mila nel primo trimestre 2018. Inoltre oggi l’ISTAT certifica che anche nel 2017 il PIL dell’Umbria non cresce ed è fermo allo 0%. Serve un’analisi spietata e vera per uscire dalla crisi.

Questa analisi purtroppo non c’è. Anche se ci sono misure indubbiamente positive come i 51 milioni di investimento; II DEFR dovrebbe compiere un’analisi più spietata sulle ragioni delle difficoltà strutturali dell’Umbria, che non sono imputabili al sisma del 2016, visto che le difficoltà vengono da molto più lontano. Come ha detto il dott. Caporizzi, 40 anni fa il PIL dell’Umbria era, in rapporto alla popolazione, più alto della media nazionale, ora siamo a 18% e le distanze con l’ltalia più sviluppata continuano ad aumentare. Serve capire le ragioni profonde di questa situazione e non rimuovere il tema. Da questa presa d’atto partire per mettere in campo una strategia alternativa a cui finalizzare tutti gli strumenti:

  • risorse dei fondi europei; aree di crisi; zone interne e ricostruzione dell’area del cratere; industria 4.0.

Questi dati dovrebbero far riflettere anche coloro che nei primi 6 mesi dell’anno, si erano proiettati in analisi troppo ottimistiche. La realtà della nostra regione e questi dati recentissimi, ci dicono che occorrono politiche economiche alternative, che contrastino veramente la dilagante precarietà! Un accordo regione parti Sociali per invertire la rotta non pub non partire da questo dato di fatto difficile ma del tutto oggettivo!

Il defr evidenzia molti capitoli ci focalizziamo su alcuni; per condividere una proposta:

  • infrastrutture:

Vanno calendarizzate le opportunità territoriali sia materiali che immateriali, per esempio la Orte Falconara (‘3 un piano per la fibra sulle principali città.

  • Rifiuti:

Serve andare velocemente ad una vera filiera regionale completando il ciclo dei rifiuti nel rispetto e tutela dell’ambiente.

  • Fiscale:

Occorre una politica fiscale più equa e progressive introdurre l’ultima aliquota sopra ai 120 mille euro.

  • Sanità:

Occorre riorganizzare il servizio pubblico, servizi territoriali, personale e diagnostica.

  • Risorse:

Occorre un piano straordinario per un utilizzo delle risorse pubbliche che sono disponibili oggi peri prossimi anni, e un confronto con ABI e Banca d’Italia.

  • Autonomia differenziata nei livelli istituzionali.

Riproporre il piano per il lavoro calato nel territorio e l’esigenza di verificare i percorsi occupazionali a segmento dall’utilizzo delle risorse pubbliche tenendo conto della finalizzazione delle risorse delle fondazioni bancarie.

Questa è l’ipotesi di valutazione della Camera del Lavoro di Perugia.

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