[quads id=1] Lo Spread che cos’è e come funziona e qual effetto ha sull’economia Lo Spread è una cifra che indica la differenza tra il rendimento di titoli decennali di un paese appartenetene all’UE (denominata anche Eurozone) e quello omologo del bund tedesco. Si sente molto spesso parlare di spread da anni. Più in particolare, le news riportano il suo andamento per dare informazioni attinenti alla crisi economica e finanziaria che ha investito il Paese ormai da lunghi anni.
È proprio la relazione tra i bund italiani e quelli della Germania che rappresenta un importante punto di riferimento per valutare il miglioramento o la regressione della crisi nazionale.
È misurato in punti base ed indica propriamente la capacità di un determinato paese di restituire i suoi debiti. L’Italia, infatti, porta con sé una grande scia di debiti costituita dai titoli di stato emessi in cambio di soldi che fungono da prestito.
Guardando da più vicino le cifre che segnano lo spread, meno è alto, più alti sono gli interessi che deve risarcire. Pagare alti interessi può avere come conseguenza l’impossibilità di ridurre i debiti, il che farebbe di nuovo crollare l’affidabilità del paese in una spirale sempre più difficile da cui riuscire.
Di tassi sui titoli pubblici ce ne sono di vario genere. Esistono titoli a tre mesi, un anno, a dieci, fino ai 30 anni. Quando si parla di spread, tuttavia, nella maggior parte dei casi ci si riferisce ai titoli pubblici a 10 anni. (QuiFinanza)
Cos’è?
In generale, il termine spread significa una differenza tra due tassi, che viene spesso misurata in punti base. Nel caso del mercato delle obbligazioni secondarie, dove viene scambiato il debito già emesso, è la differenza tra il tasso di rendimento del titolo decennale di un Paese (nel caso dell’Italia, il Btp) rispetto a quello tedesco decennale, il “Bund”.
A cosa serve?
Il confronto offre una visione dell’atteggiamento degli investitori nei confronti di un paese rispetto ad un altro, in questo caso dell’Italia rispetto alla Germania. Lo spread consente cioè di misurare la fiducia degli operatori di mercato nelle attività di un Paese e il premio di rischio concesso per i titoli meno richiesti.
Perché il Bund tedesco serve come riferimento?
Il tasso di finanziamento decennale della Germania serve da punto di riferimento perché è il “più grande mercato” nella zona euro. Ma soprattutto, è stato scelto perché la Germania viene percepita come il Paese più sicuro.
Come si muove lo spread
Lo spread si evolve in base ai movimenti di acquisto e di vendita di attività sul mercato delle obbligazioni secondarie. Quando molti investitori vendono le azioni di un Paese, il suo prezzo diminuisce, il che automaticamente aumenta il suo tasso di rendimento. Se, allo stesso tempo, vi è poco movimento, o se c’è poco da vendere (e quindi gli investitori hanno fiducia), il differenziale rimarrà stabile o diminuirà.
Cosa succede se lo spread si impenna
Se i timori sulla stabilità di un Paese aumentano, come ora nel caso dell’Italia, ciò significa che le sue obbligazioni sono vendute più sul mercato secondario rispetto a quelle del Paese di riferimento, il che abbassa il loro prezzo e aumenta il tasso di rendimento. Tuttavia, per emettere nuove obbligazioni, il Paese dovrà adeguarsi al tasso di rendimento del mercato secondario. L’aumento dello spread ha quindi “conseguenze di bilancio dal momento che le prossime emissioni obbligazionarie del Paese interessato gli costeranno automaticamente di più come tassi di interesse.
Se il tasso di rendimento si innalza
Se raggiunge livelli molto elevati, questo significa che il prezzo delle obbligazioni esistenti è stato così svalutato che nessuno le compra e il governo non può quasi più emettere obbligazioni per finanziare gli acquisti.
L’andamento dello spread dal 2011 a oggi
Il largo pubblico ignorava questa parola prima del 2011, cioè prima che la crisi finanziaria globale, con la crisi greca, colpisse l’Europa e più in particolare i paesi più indebitati, definiti ‘periferici’, come l’Italia e la Spagna. I livelli di spread si equivalevano. Poi hanno iniziato a differenziarsi e questo ‘differenziale’ ci ha fortemente penalizzato. Dal record del 9 novembre 2011 quando toccò quota 574 punti base con il rendimento del Btp decennale al 7,47%, e che portò alle dimissioni dell’allora governo Berlusconi, ad oggi. Ecco le principali tappe dell’andamento dello spread. (Agi)
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