Processate Matteo Salvini, arriva da Catania e il Ministro replica, ma non solo a loro


Processate Matteo Salvini, arriva da Catania e il Ministro replica, ma non solo a loro

«Un bel bacione». In diretta Facebook, il ministro dell’Interno Matteo Salvini si rivolge così ieri all’ora di pranzo ai tre magistrati del Tribunale dei ministri di Catania, Nicola La Mantia, Paolo Corda e Sandra Levanti, che hanno appena chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere contro di lui per sequestro di persona aggravato: pena prevista dai 3 ai 15 anni. Un reato consumato da Salvini — secondo l’accusa — «abusando dei suoi poteri» nei confronti dei 177 migranti tenuti dal 20 al 25 agosto scorso a bordo della nave Diciotti, ferma nel porto di Catania, senza poter sbarcare. «Lo confesso — replica lui — non c’è neanche bisogno del processo. É vero, l’ho fatto e lo rifarò. La politica dell’immigrazione non la fanno i tribunali. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Lo dice l’articolo 52 della Costituzione…».

«Un bel bacione». In diretta Facebook, il ministro dell’Interno Matteo Salvini si rivolge così ieri all’ora di pranzo ai tre magistrati del Tribunale dei ministri di Catania, Nicola La Mantia, Paolo Corda e Sandra Levanti, che hanno appena chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere contro di lui per sequestro di persona aggravato: pena prevista dai 3 ai 15 anni. Un reato consumato da Salvini — secondo l’accusa — «abusando dei suoi poteri» nei confronti dei 177 migranti tenuti dal 20 al 25 agosto scorso a bordo della nave Diciotti, ferma nel porto di Catania, senza poter sbarcare. «Lo confesso — replica lui — non c’è neanche bisogno del processo. É vero, l’ho fatto e lo rifarò. La politica dell’immigrazione non la fanno i tribunali. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Lo dice l’articolo 52 della Costituzione…».

L’applauso ai giudici

Il vicepremier indirizza poi ai giudici catanesi anche un applauso plateale, sottolineando che i tre si erano riuniti il 7 dicembre e hanno comunicato solo ieri la decisione: «Rapidi eh, in un’azienda privata qualcuno dovrebbe dare delle risposte…». Così, gli è arrivata pure la condanna dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) che ha stigmatizzato le «dichiarazioni irrispettose» e «i toni di derisione». E nel rapporto di monitoraggio sull’Italia, votato ieri a Strasburgo dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, è stata espressa «preoccupazione» per l’aumento «dell’incitamento all’odio da parte dei politici, particolarmente nei media e su internet». Salvini, però, ha incassato il sostegno della leader dell’estrema destra francese, Marine Le Pen: «Vergogna a quei giudici politicizzati che lo perseguono e vogliono impedirgli di mettere fine all’invasione migratoria del suo Paese. Solo il popolo italiano decide», ha scritto la Le Pen in un tweet con l’hashtag #SalviniNonMollare, che col passare delle ore diventerà trend topic. La richiesta del tribunale dei ministri, intanto, è già stata recapitata alla Giunta per le immunità del Senato, presieduta da Maurizio Gasparri (FI). E Pietro Grasso, senatore Leu e membro della Giunta, si rivolge così a Salvini: «Non più tardi di qualche mese fa dichiarò che avrebbe rinunciato all’immunità e chiesto al Senato di farsi processare. Lo farà anche in questo caso, vero?». (Corriere)

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