Università di Perugia, relazione inaugurale del magnifico Rettore, Franco Moriconi [VIDEO INTEGRALE]

Rettore: "Dobbiamo porre mano velocemente ai lavori di edificazione di una nuova sede per Scienze Motorie..."

Università di Perugia, relazione inaugurale del magnifico Rettore, Franco Moriconi PERUGIA – Eccellenze, Autorità civili, militari e religiose, Illustri Colleghi, cari Studenti, Personale Tecnico-Amministrativo, Bibliotecario e CEL, Signore e Signori, è col cuore che ringrazio tutti Voi per la partecipazione a questa cerimonia di apertura simbolica dell’Anno Accademico 2016-2017, che come sempre costituisce per il nostro Ateneo l’occasione di rivolgere uno sguardo comune alla strada compiuta e di riflettere insieme sul tragitto che ancora ci rimane da percorrere. Per prima cosa, tuttavia, desidero esprimere la viva gratitudine di tutta la nostra Università e mia personale al Signor Presidente del Parlamento Europeo, onorevole Antonio Tajani, per aver accettato di partecipare attivamente a questa cerimonia. In un momento così irto di difficoltà e percorso da tante tensioni, lo consideriamo un segno importante che la comunità nazionale europea ha voluto rivolgere a questa nostra regione ancora una volta funestata, insieme a quelle vicine e sorelle di Marche, Lazio e Abruzzo dall’orrida tragedia del terremoto. Sono presenti, inoltre, alti rappresentanti di alcune delle Università delle aree che, come la nostra, hanno conosciuto il funesto evento del sisma.

Nel ringraziarli calorosamente per la partecipazione a questa cerimonia, mi domando e domando loro, se non sia giunto il momento di creare una rete dei nostri Atenei, capace di agire ad ampio raggio, sia nell’affermare le necessità dovute all’emergenza, sia nel costituire occasioni di collaborazione scientifica e didattica, al fine di contribuire in maniera decisiva alla crescita del nostro ampio territorio. Mi pare che non possiamo cominciare, oggi, questo incontro senza rivolgere un pensiero fraterno a tutte le comunità così pesantemente colpite, garantendo, per ciò che riguarda le nostre sfere di competenza, l’impegno assiduo e costante, di sostegno e aiuto già espresso nell’immediatezza della tragedia, nel momento in cui, prima ancora che il Governo adottasse dei provvedimenti, gli organi accademici, in un unico moto, decisero di deliberare l’esenzione dai contributi scolastici per gli studenti residenti nelle aree colpite. Non si tratta evidentemente di un merito, ma di un gesto doveroso, della prima solidarietà possibile, senza la quale una comunità sociale non può dirsi tale. Mi dispiace non poter enumerare in questa occasione i numerosi altri interventi nati, a vario titolo, da persone e gruppi che vivono e lavorano nel nostro Ateneo.

Ricordo, tuttavia, tra gli altri, come segno del fatto che il nostro comune prodigarci non si è esaurito nel fragore emotivo dell’immediatezza della tragedia, la recente assunzione da parte del nostro Ateneo, insieme ad altri, del compito di supporto tecnico-scientifico all’attività di ricostruzione di alcuni edifici scolastici, così come la partecipazione ad un progetto di formazione rivolto a giovani volontari per l’intervento di emergenza a salvaguardia dei Beni Culturali. Pertanto, sono molto rammaricato di non essere riuscito a dare vita a una Laurea Magistrale in Protezione Civile, che mi pare una necessità viva ed improcrastinabile. Ma non ho certo l’intenzione di abbandonare questo obiettivo, che ritengo quanto mai urgente e strategico. L’anno accademico che stiamo formalmente per aprire segna la conclusione della prima metà del mio mandato da Rettore. Mi pare, dunque, che sia venuto il tempo per un primo bilancio complessivo, necessario anche per definire le linee di azione per gli anni a venire, al fine di confermare l’andamento di crescita della nostra amata Università; un’azione che, per quel che mi riguarda, sarà mossa dalla premura affettuosa e dalla libertà, che scaturiscono dall’amore che nutro per il nostro Ateneo e per questa città.  Ho chiesto ai miei Delegati e agli Uffici, a cui va la mia piena gratitudine, di produrre una sintesi degli obiettivi raggiunti e di quelli ancora da conquistare, per poter dispiegare, oggi, uno sguardo complessivo sul nostro impegno. Ne esce un bilancio fortemente irrorato da molte luci e velato a tratti, direi inevitabilmente, da qualche ombra.

Tutto ciò mi suscita un’energia ancora maggiore per continuare lungo la via intrapresa di risanamento e crescita, ma a tratti, me lo perdonerete, anche la paura di non riuscire a fare abbastanza. Sottolineo con orgoglio come i numerosi e importanti risultati siano stati conseguiti utilizzando al massimo il metodo della più ampia condivisione e collegialità con gli organi accademici, in primo luogo il Consiglio di Amministrazione e il Senato, che ringrazio profondamente per l’impegno e la disponibilità, senza dimenticare il prezioso lavoro svolto dal Direttore Generale, che è parte integrante del rilancio della nostra Università. Voglio abbracciare in questo momento tutti i miei Delegati, che col loro strenuo lavoro hanno reso concretamente possibile la realizzazione dei nostri obiettivi, unitamente alla fruttuosa collaborazione di tutti gli uffici competenti. Pur nel valore in parte aleatorio e certo non assoluto che le classifiche nazionali e internazionali esprimono, date la mutevolezza e la variabilità dei parametri considerati, trovo ottimo conforto e una vera propria conferma al nostro operato nel fatto che per il terzo anno consecutivo il nostro Ateneo risulti primo tra i “Grandi Atenei” nella classifica elaborata dal Censis.

Il dato è avvalorato da un sensibile miglioramento, conseguito nel ranking elaborato per conto del “Sole 24ore”, che ci vede progredire di cinque posizioni. Ma, ribadisco, le classifiche, più che valori assoluti, mi pare esprimano un giudizio su un trend, da cui evidentemente traiamo piena soddisfazione. Più significativo mi pare il dato che si può estrapolare dall’andamento delle iscrizioni, in particolare da quello delle immatricolazioni, perché il nostro paese sta attraversando un lungo periodo di forte calo complessivo, da cui la nostra Università era stata particolarmente colpita. Dobbiamo, pertanto, ricavare soddisfazione dal fatto che, nonostante il permanere delle condizioni critiche generali, dopo il primo anno del mio mandato, grazie al lavoro di tutti, abbiamo potuto registrare un aumento positivo del 2,25%, confermato da quello dell’anno successivo dell’8,83% e infine dall’incremento del 39,90% ottenuto per l’anno in corso. Queste indicazioni trovano riscontro anche nell’andamento complessivo delle iscrizioni alle Lauree Magistrali, che hanno conosciuto a loro volta un incremento progressivo attestato annualmente su valori compresi tra il 10 e il 15%.

L’attenzione costante che, a partire dai Dipartimenti fino agli organi centrali, abbiamo posto sul miglioramento e sull’ampliamento dell’offerta e della qualità della didattica e dei servizi è una linea di azione che sta sostanzialmente pagando. Una conferma importante a questo lavoro è giunta dall’avvenuto accreditamento del nostro Ateneo, tra i primi in Italia, da parte dell’Anvur. Ma non voglio dimenticare la preziosa, incessante e fruttuosa attività di orientamento, che con notevole sacrificio e dedizione di tutti coloro che hanno collaborato, ha saputo divulgare, a livello nazionale, le opportunità offerte dall’Ateneo perugino. L’offerta didattica ha tratto giovamento anche dalla forza con cui è stata intrapresa, dopo molti anni di latitanza, una solida politica di reclutamento del personale docente, rivolta in prima istanza all’aumento del numero dei Professori Associati, in funzione del necessario riequilibrio delle proporzioni interne del corpo docente, secondo le indicazioni ministeriali.

Pertanto, ad oggi, durante la prima parte del mio mandato, sono stati assunti 112 nuovi professori associati, di cui 2 specificamente per il polo ternano. Nel frattempo abbiamo potuto avviare anche il reclutamento destinato ai più giovani, una risorsa fondamentale per il futuro dell’Ateneo, con l’assunzione di 28 nuovi Ricercatori a tempo determinato di tipo B, 5 dei quali destinati alla sede di Terni, mentre abbiamo compiuto il primo passo del processo per il rinnovamento dei ranghi dei Professori Ordinari, con l’assunzione di 5 nuovi ordinari, di cui uno dedicato alla sede ternana. Si tratta di un’azione che evidentemente riteniamo di dover implementare, rendendola progressiva e costante nel tempo. L’attività di assunzione in ruolo non ha riguardato solo il personale docente. Così, nonostante il fatto che il numero del personale tecnico-amministrativo, bibliotecario e CEL superi le proporzioni suggerite dalle indicazioni ministeriali, il governo di questo Ateneo ha scelto di farsi carico della situazione assai dolorosa del personale cosiddetto precario, ossia assunto per molti anni tramite contratti a tempo determinato, per quanto tale desolante situazione sia da assegnare in toto all’amministrazione precedente.

Di conseguenza, è stato avviato un progetto di stabilizzazione che interessa circa 60 persone, che contiamo di poter completare in un tempo ragionevolmente breve. Mi pare di poter dire che nella criticità del momento attuale non sia una scelta di poco conto, che definisce in forme più ampie della semplice convenienza la responsabilità dell’istituzione nei confronti delle persone che vivono ed operano in essa. Ritengo di dover ricordare, sempre in questa prospettiva generale di attenzione al personale tecnico-amministrativo, bibliotecario e CEL, il compimento all’interno della contrattazione decentrata integrativa, dopo anni di difficoltà, tra le altre cose, anche della progressione orizzontale, per un numero di posti corrispondente allo stanziamento nel biennio 2016-2017 di complessivi 900.000 euro. Non credo si possa negare che la direzione di questo governo sia stata quella di rendere partecipi tutti dei benefici della crescita dell’Ateneo, ma nello stesso tempo non cesserò di ricordare che tutti debbono partecipare attivamente, nel rispetto di compiti e funzioni, alle azioni che possano giovare al funzionamento complessivo della nostra istituzione, cosa che purtroppo non sempre accade.  Al di là dell’attenzione specifica rivolta alla didattica, per elevarne la qualità, migliorarne lo svolgimento e modernizzarne l’erogazione, molti dei nostri sforzi sono stati rivolti agli studenti, che costituiscono evidentemente il senso stesso dell’esistenza di un Ateneo.

Vado particolarmente fiero dei numerosi servizi che in nemmeno tre anni siamo riusciti a strutturare, riempiendo così uno spazio lasciato per troppo tempo colpevolmente vuoto. Ricordo appena, tra i principali, la creazione del servizio di assistenza sanitaria di base gratuita a favore degli studenti fuori sede, erogata da medici di base a seguito di apposite convenzioni con le USL Umbria 1 e 2; l’istituzione del servizio di assistenza medica specialistica gratuita di prevenzione andrologica, realizzato in collaborazione con l’Adisu; le numerose facilitazioni sui costi per il trasporto territoriale urbano ed extra-urbano, nonché su una serie di tragitti di lungo percorso; la carta Unifacile shopping, funzionale a sconti ed agevolazioni presso esercizi commerciali e locali convenzionati; Unifacile Affitto Sicuro, che censisce immobili garantiti e certificati per le locazioni agli studenti. Aggiungo anche due servizi che mi stanno particolarmente a cuore, riuniti in FOCUS, ossia il counseling psicologico e quello pedagogico-didattico. Basti pensare che Focus-Psi, lo spazio di ascolto e sostegno psicologico per gli studenti del nostro Ateneo, ha erogato nel periodo aprile 2015-dicembre 2016, ben 531 colloqui, chiaro indizio della necessità e dell’urgenza di tale servizio. Sono 497, invece, i colloqui erogati nello stesso lasso di tempo da FOCUS Pedagogico- Didattico. Mi pare che sia un segno evidente di quale attenzione la nostra Università rivolga nei confronti della qualità della vita degli studenti, in particolare affrontando anche settori delicati e complessi, quali quelli della crescita e della maturazione individuale, garantendo ai giovani in primo luogo e alle loro famiglie la qualità di uno spazio sicuro e correttamente protetto, in cui gli studenti possano progredire nel loro processo di formazione prima di tutto personale.

Non voglio dimenticare, inoltre, la costituzione delle aule studio H24 con sistema di accesso automatico e controllo delle presenze, precisamente quattro a Perugia, due a Terni e una a Narni, mentre altre sono in via di progettazione, compito reso più semplice, oggi, dalla possibilità di una fruttuosa collaborazione con l’Adisu, nonché con il supporto delle istituzioni locali. Tutto questo per realizzare il mio progetto di una presenza diffusa e concreta dell’Università nelle città che ospitano le sue strutture. Grande vitalità ha assunto anche il programma Erasmus, un settore importante dell’apertura internazionale che il nostro Ateneo persegue, che interessa direttamente gli studenti, offrendo loro la prima importante opportunità di affacciarsi come studenti e come stagisti al grande e comune spazio europeo, ma non solo. Così, se nell’A.A. 2013-2014 sono stati 319 gli studenti in uscita, due anni dopo il loro numero è salito a 419, con un aumento effettivo di circa il 31%. A questo dato va aggiunto quello, assai significativo, dell’aumento della quantità di crediti conseguiti all’estero, che sono passati in media nello stesso periodo da 22 a 28, segno inequivocabile della migliore capacità dei nostri studenti di mettere a frutto tale esperienza. Voglio ricordare anche come sia più che raddoppiato negli stessi due anni il numero degli studenti in uscita per tirocinio, passando da 117 a 271. Sono numeri che illustrano l’ottimo e incessante lavoro, ai quali vanno aggiunti altri due importantissimi dati: in primo luogo il numero più che raddoppiato (64 solo lo scorso anno) degli studenti in mobilità nell’ambito di accordi quadro con atenei stranieri; e poi la segnalazione nel 2016 da parte dell’Agenzia Nazionale Erasmus+/Indire del nostro Ateneo quale esempio virtuoso. Questo andamento positivo si è tradotto poi in un sensibile aumento dei fondi comunitari e ministeriali.

Ricordo appena come sia stato avviato, e con buon successo, anche il progetto di mobilità del personale tecnico-amministrativo, bibliotecario e CEL. Peraltro, tramite 12 il programma Erasmus+, l’Ateneo ha ottenuto finanziamenti per sviluppare la mobilità anche verso paesi extra-europei. Infine, per sottolineare il potente impegno dell’Università nella direzione di un’internazionalizzazione fortemente in crescita e progressivamente più ampia e strutturata, ricordo come siano stati fino a oggi 41 i Visiting Scientist, mentre il numero dei corsi a doppio titolo è passato dai 6 dell’a.a. 2013-2014 agli 11 odierni. Un’azione che non ci stancheremo di sostenere e rinvigorire, perché l’apertura all’Europa e al Mediterraneo in primo luogo, e al mondo in generale è la via per il nostro futuro. L’impegno dell’Ateneo nei confronti degli studenti non si ferma certo al conseguimento del Diploma Magistrale. Abbiamo fatto ripartire i corsi di Dottorato, che siamo riusciti a fissare e mantenere con grande impegno nel numero di per l’intero Ateneo, a cui si aggiungono altri due dottorati svolti in consorzio con altre università. Ancora più importante il fatto che tutti i nostri dottorati abbiano ottenuto da parte del Miur la qualifica di internazionalità e di innovazione, fatto che ha comportato l’aumento del contributo economico da parte del Ministero a sostegno dei dottorati stessi.

L’Ateneo ha inoltre molto implementato e rinnovato anche l’attenzione nei confronti degli ormai ex-studenti in uscita, ritagliandosi il ruolo di mediatore tra i giovani e il mondo delle imprese o le ulteriori attività di alta formazione. A questo proposito oltre alle giornate dedicate a tale specifico orientamento, in cui i nostri giovani hanno occasione di incontrare rappresentanti di prestigiose imprese di livello internazionale e di importanti istituzioni pubbliche, abbiamo attivato 162 convenzioni specifiche con aziende e 327 tirocini extracurriculari. Sono numeri che danno il senso del nostro impegno e che ci spronano allo stesso tempo a moltiplicare i nostri sforzi in questa direzione. Non minore impegno e sforzo economico abbiamo indirizzato in una capillare attività di riqualificazione di molti spazi, a cominciare dalle aule e dalle strutture comuni, mediante una fitta serie di interventi di manutenzione e di risistemazione sia degli ambienti sia degli arredi interni. Tra gli interventi sostanziali ricordo la messa in funzione del complesso ricavato nella palazzina di via della Tartaruga, completamente ristrutturata, dotata di tre aule che possono funzionare sia separatamente sia, grazie ai grandi schermi e al collegamento digitale, come una sola aula dalla capienza di circa 140 persone, che si configura anche come duttile e prestigiosa struttura posta nel centro storico per l’erogazione di master e di corsi di alta formazione. Un altro grande intervento ha interessato il complesso di via del Giochetto, con l’apertura di nuove aule e laboratori. In questo stabile, per altro, stiamo per recuperare ulteriori spazi grazie all’imminente completamento del trasferimento presso il complesso di Santa Maria della Misericordia degli ambulatori ancora lì ospitati, operazione curata dall’Azienda Ospedaliera, che ne ha garantito la definitiva esecuzione entro la primavera.

Abbiamo altresì avviato la realizzazione del progetto di dotazione della rete wifi di Ateneo, tale da coprire la totalità degli spazi fruiti dagli studenti. Continueremo in questa attività di riqualificazione degli interni e degli spazi esterni delle varie strutture dell’Ateneo, troppo a lungo trascurate, perché il decoro dei luoghi contribuisce in maniera decisiva alla qualità del lavoro e della vita che in essi si svolge. Stanno conoscendo una nuova vita anche le collezioni museali dell’Università, raccolte ora in gran parte presso il Polo di Casalina, divenute fruibili e sapientemente rinnovate nell’esposizione, grazie all’impegno del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici, che ha portato tra l’altro, pochi giorni fa, all’inaugurazione del nuovo allestimento del Museo di Anatomia. Mi piace, infine, ricordare l’importante intervento realizzato mediante l’ottima sinergia con il CUS e con gli amici del Circolo San Martino all’interno del Centro Bambagioni, di cui finalmente siamo ritornati in possesso. Questo spazio molto bello, alle porte della città, è stato ottimamente ripristinato, garantendo così una nuova sede allo stesso Circolo e soprattutto l’occasione di ritrovo e di svago in un luogo elegante, di svolgimento di attività sportive, al fine di cementare i rapporti personali al di fuori della sfera del lavoro. Già l’anno scorso, per altro, grazie alla solerzia del CUS, presso le strutture del Centro Bambagioni si sono tenuti i primi campi estivi per i figli dei dipendenti del nostro Ateneo, un servizio fondamentale e di alta qualità. Altre importanti luci della nostra comune attività di questo triennio provengono con mia grande soddisfazione dal settore centrale della ricerca, nel cui ambito gli interventi condotti hanno mirato a risultati distinti tra una necessaria ricaduta immediata, ma anche – direi soprattutto – una ricaduta a medio e lungo raggio.

L’azione di monitoraggio intermedio condotta nel 2016 ha evidenziato l’efficacia della riattivazione del fondo di ricerca di base, da noi ripristinato dopo lunghi anni, attuando così uno dei punti cardine del mio programma. Tale iniziativa ha stimolato la nascita e/o il consolidamento di network di ricerca dipartimentali, ma anche contribuito a rilanciare quantitativamente e qualitativamente l’attività dei singoli studiosi. Proseguiremo con decisione su questa via, possibilmente aumentando il fondo a sostegno della ricerca e perfezionando ulteriormente il sistema di assegnazione, tenendo conto del fatto che finalmente, con un apposito provvedimento, è consentito l’utilizzo di tali fondi anche per le missioni legate alla ricerca. Un altro indicatore a cui guardare con soddisfazione è il deciso aumento delle richieste di supporto rivolte agli uffici, chiara conseguenza della crescita del numero di progetti di ricerca in particolare europei formulati all’interno dell’Ateneo. Quest’ultimo è il segno evidente del funzionamento dell’attività di formazione e sensibilizzazione svolta dall’apposito Ufficio e anche dell’efficacia della ristrutturazione nel nostro portale delle pagine dedicate alla ricerca internazionale. Su un piano più immediato, ricordo come a seguito del Bando Prin 2015 siano stati presentati 77 progetti con coordinamento scientifico interno al nostro Ateneo, di cui 6 sono risultati vincitori. Sono state, inoltre, 310 le unità di ricerca con sede nel nostro Ateneo complessivamente coinvolte, di cui 23 finanziate. Il risultato ha comportato un contributo di quota premiale ministeriale di circa 194.000 euro, mentre il finanziamento complessivo dei progetti selezionati ammonta a 1.654.972 euro.

In relazione al Programma Horizon 2020 l’Ateneo ha partecipato a vario titolo con la presentazione di 181 proposte progettuali, numero che di per sé costituisce a mio avviso un ottimo risultato, dimostrando la vitalità dell’impegno dei nostri ricercatori. I progetti selezionati per il finanziamento europeo sono stati fino ad ora 22, con un contributo ammontante allo stato attuale a 3.786.531 euro. Ricordo, infine, e con molta soddisfazione, l’esito assai positivo del processo VQR 2011-2014, che al di là della messa in evidenza di alcune eccellenze di assoluto rilievo, mostra complessivamente un risultato davvero brillante, in particolare in relazione all’indicatore IRAS 1. Ho ricordato sommariamente questi risultati affinché tutti prendiamo consapevolezza non solo della bontà della strada intrapresa, ma delle potenzialità che il nostro Ateneo è in grado di esprimere anche nel campo della ricerca; per altro, sono convinto che tali nostre potenzialità siano ancora lontane dall’essere pienamente espresse: voglio dire che siamo in grado, continuando lungo la strada positiva, di arrivare a traguardi ancor più considerevoli.

Sappiamo tutti quanto sia vitale il funzionamento della macchina amministrativa affinché le attività della didattica e della ricerca possano svolgersi con efficacia e con la massima qualità. Proprio in funzione di un miglioramento complessivo è stata varata la riorganizzazione degli assetti dell’amministrazione centrale, insieme all’adozione di misure di accompagnamento volte alla sicurezza del personale. Sempre nell’intento di migliorare le condizioni e gli esiti del lavoro, è stato adottato, in via sperimentale per l’anno 2017, un sistema di valutazione della prestazione del personale, mentre contestualmente si è avviato il processo di rilevazione dei fabbisogni formativi del Personale Tecnico-Amministrativo e Bibliotecario. In conclusione di questa sostanziosa, ma non esaustiva rassegna delle cose compiute, vorrei ribadire la concreta volontà dell’Ateneo di continuare ad investire sulle sedi distribuite nel territorio.

Al di fuori di polemiche che ogni tanto si accendono, le ragioni delle quali spesso ci sfuggono o comunque esulano da quelli che sono gli interessi dell’Ateneo, abbiamo investito con i fatti – come sopra ricordato –, vincolando una parte delle nuove assunzioni proprio alle sedi territoriali. Abbiamo continuato l’investimento sul Polo scientifico-didattico di Terni, in particolare varando presso la sede di Narni una nuova Laurea Magistrale, affinché i numerosi studenti potessero concludere in loco l’intero percorso di studio, nonché avviando a Terni, nell’ambito di Ingegneria Industriale, un nuovo curriculum nel settore della sostenibilità e dell’economia circolare. Non diverso è lo sforzo profuso in ogni altra sede. Ma deve essere chiaro che la presenza dell’Università sul territorio può darsi solo nella misura in cui vi sia una reale volontà da parte delle amministrazioni locali di coltivare tale collaborazione. L’azione ad ampio raggio che la nostra Università ha dispiegato in questo triennio, e che ha portato a risultati decisamente importanti, non sarebbe stata possibile senza il sostegno degli organi di governo regionali, così come della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, a cui va il nostro più sentito ringraziamento.

Collaboriamo, inoltre, in forme capillari sul territorio con diverse amministrazioni locali e con enti pubblici e privati, troppo numerosi per essere qui elencati, a cui siamo altrettanto grati. Dal momento che consideriamo i grandi risultati raggiunti in questo triennio non un traguardo, bensì semplicemente il punto da cui ripartire per continuare a crescere, allo stesso modo valutiamo le inevitabili e fortunatamente rade ombre come i tratti di strada da percorrere per primi.

Ed ecco, dunque, l’urgente necessità di investire con maggiore forza e tenacia sulla formazione del personale tecnico-amministrativo, bibliotecario e CEL, per elevare la qualità del funzionamento della complessa macchina amministrativa, adeguandola progressivamente alle sfide sempre più alte che il presente comporta. Alla stessa maniera dobbiamo impegnarci maggiormente nel conferire ad essa una flessibilità e una duttilità, indispensabili per corrispondere alle continue necessità di cambiamento che il mondo odierno pone incessantemente. Non possiamo dimenticare l’attesa, ormai troppo lunga, dell’accordo tra le varie istituzioni coinvolte che conferisca un assetto definitivo al settore della sanità, così delicato e importante; un accordo che vivamente auspichiamo si possa al più presto raggiungere. Mi ero riproposto, inoltre, di procedere con celerità alla edificazione di un nuovo e moderno stabulario, strumento necessario per condurre una vasta gamma di ricerche in vari settori delle scienze. Dobbiamo provvedere con urgenza.

Allo stesso modo dobbiamo porre mano velocemente ai lavori di edificazione di una nuova sede per Scienze Motorie, che costituirà anche il cuore della Cittadella dello Sport e della Salute, un progetto ambizioso che porterà un grande beneficio all’Ateneo, ma anche all’intera città, così come la stessa urgenza reclama la predisposizione di una struttura che ospiti l’incubatore degli spin-off. Posso almeno dire che tutti questi lavori, oltre all’intervento di restauro del primo chiostro del complesso monumentale di San Pietro, partiranno tra il 2017 e il 2018, grazie a fondi ricavati tutti, lo sottolineo con orgoglio, internamente al nostro bilancio.

Ma c’è un’ombra, un’ombra più scura che mi riguarda e mi tocca profondamente. Sono convinto, infatti, che i notevoli risultati raggiunti non esprimano che una piccola porzione delle nostre grandi possibilità. Mi ero riproposto, fin dall’inizio del mio mandato, di suscitare e rivitalizzare lo spirito di appartenenza a questa Istituzione, l’orgoglio di essere parte di una realtà antica e profonda quale è l’Università di Perugia. Confesso amaramente di non esserci ancora riuscito, non almeno per ciò che avrei voluto. Perché molti dei nostri problemi nascono proprio dalla mancanza, a tratti ben visibile, della capacità di anteporre l’interesse dell’Ateneo e dunque della collettività, rispetto a vantaggi più limitati e puntuali. Se solo riuscissimo a compiere questo passo decisivo, insieme, allora sono sicuro che rimarremmo stupiti noi stessi della forza, della qualità e della grandezza delle conquiste che saremmo in grado di ottenere.

È dunque con questo sentito auspicio che dichiaro aperto l’Anno Accademico 2016-2017, 709° dalla fondazione della nostra amata Università.

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